E’ in atto un cambiamento epocale a livello sociologico, economico e quindi del mercato del lavoro, dovuto essenzialmente a 3 mega trend: la globalizzazione continua, l’accelerazione tecnologica e la transizione verde.


Questi tre trend stanno influenzando il mercato portando le aziende di tutto il mondo a ricercare lavoratori con nuove competenze o se non nuove, stanno indirizzandosi verso un certo cluster di lavoratori.

In questo scenario c’è un ulteriore fattore che agisce in maniera trasversale ed è quello della velocità: velocità dei consumi e del cambiamento tecnologico accorciano i cicli di vita dei prodotti e quindi delle aziende ( e quindi dei lavoratori e delle loro competenze, motivo per cui oltre il 50% delle nuove assunzioni in Italia è stato a tempo determinato, dati Istat).

In altre parole: tutto accade alla velocità della luce e come mai nella storia, fare programmi di breve termine è diventato quasi impossibile.

In questo scenario VUCA ( acronimo di instabilità, incertezza, complessità e ambiguità) vediamo quali sono i nuovi lavori che il “The Future of Jobs Report 2020” redatto dal WEF, ha stilato come lavori che avranno un impennata di richieste a breve, fermandoci ai primi 10 della classifica:

  1. Data Analysts and Scientists
  2. AI and Machine Learning Specialists
  3. Big Data Specialists
  4. Digital Marketing and Strategy Specialists
  5. Process Automation Specialists
  6. Business Development Professionals
  7. Digital Transformation Specialists
  8. Information Security Analysts
  9. Software and Applications Developers
  10. Internet of Things Specialists

Guardandoli capiamo immediatamente che hanno tutti a che fare con l’avvento del digitale e della tecnologia oltre che con la gestione dei Big Data.

Vediamo anche le principali nuove competenze che saranno maggiormente ricercate dal mercato del lavoro a livello globale, entro il 2025, nell’immagine qui sotto:

Possiamo notare da questo elenco quanto il pensiero laterale, la capacità di analisi e di apprendimento continuo oltre che il vecchio e caro Problem Solving siano le caratteristiche maggiormente richieste.

Emerge il quadro della ricerca di persone proattive, imprenditive con capacità analitiche ma poi anche creative. La vera e unica differenza fra uomo e le macchine rimane sempre ancorata alla nostra componente creativa (oltre che relazionale) e abbiamo quindi conferma del fatto che lavori che richiedono persone passive dove non c’è la componente dell’apprendimento continuo (che a sua volta contiene la capacità di disimparare e reimparare) saranno più facilmente sostituite dall’intelligenza artificiale.

Cosa fare quindi in questo scenario incerto?

A mio avviso due consigli e due direzioni:

  1. Chiedersi cosa veramente ci interessa e ci appassiona mai come oggi è l’unica strategia funzionale ed efficace, saremo sempre meno sostituibili quanto più facciamo qualcosa che ci stimola realmente e che quindi dovrebbe in automatico portarci all’apprendimento continuo.

  1. Farci una serie di domande strategiche del tipo: in che modo il mio lavoro potrebbe essere collegato a uno di questi elementi visti nelle classifiche del WEF ? Come potrebbe evolvere il mio lavoro? Se volessi digitalizzarne una parte o un processo quali competenze dovrei acquisire? Quale potrebbe essere la versione 3.0 del mio lavoro?

Domande come queste, ci aiutano ad orientarci meglio e andare verso il mercato (anziché contro!)


In questo processo è naturale avere bisogno di una mano e rivolgersi quindi alla figura del consulente di carriera o a un percorso di career coaching. L’orientamento sarà una parte continua delle nostre carriere frammentate, varie ma perché no, molto più divertenti e dinamiche di quanto siano mai state in passato!

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