Seguo con grande interesse tutto ciò che riguarda il futuro del mercato del lavoro, perchè credo che i cambiamenti saranno molti e che leggendone e parlandone si possa forse arrivare un po’ meno impreparati.
Il World Economic Forum dice che saranno i fattori tecnologici a farla da padroni nel cambiamento; alcuni effetti sono visibili già oggi ma il dato rilevante è che nei prossimi 4 anni verranno creati 2 milioni di posti di lavoro e contemporaneamente ne verranno distrutti 7 milioni a livello globale.
L’utilizzo del Cloud, del Mobile, la flessibilizzazione del lavoro (smartworking), l’avvento dei Big Data e dell’ Internet of Things sono fra i principali fattori che stanno già comportando stravolgimenti nel mercato del lavoro.
L’Italia ne uscirà meglio rispetto agli altri paesi europei con un pareggio di 200mila posti creati e altrettanti persi.
Quali sono le professioni maggiormente a rischio?
Inutile dirlo, a livello di gruppi professionali le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e nella produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti di lavoro persi.
E’ già noto il caso della prima “assunzione” di un algoritmo (o avvocato-robot) al posto di un professionista, in uno studio legale americano (studio Baker & Hostetler) ed è quindi sempre più evidente che i settori applicativi potranno essere i più disparati.
Inoltre secondo la ricerca condotta da C.B Frey e M. Osborne, “The Future of Employment”, saranno colpite dalla distruzione di posti di lavoro, anche le categorie professionali legate alla vendita, ai servizi, alla logistica e ai trasporti.
In questo scenario compenseranno invece (parzialmente) l’area finanziaria, il management in genere, il mondo dell’informatica e dell’ingegneria.
Cosa fare dunque?
Per evitare di essere tagliati fuori da questa gigante trasformazione, bisogna immaginarsi come liberi professionisti.
Ciò significa diventare tutti un po’ più consulenti; essere tecnicamente bravi non è più sufficiente, è necessario proporsi come esperti di quel lavoro, di quel settore, di quel servizio.
Dopodiché, sarà necessario comunicare questa professionalità online ma anche offline.
Dovremo dotarci di molte skills trasversali che fino ad oggi pensavamo non ci occorressero e il Life Long Learning sarà probabilmente la nostra ancora di salvezza!