Bill Burnett e Dave Evans sono due professori di design e hanno scritto un libro dal titolo “Designing Your Life” che sto leggendo proprio in questi giorni.

Qual è il progetto di design più interessante a cui hanno lavorato? Quello della propria vita.

Già! I due hanno applicato i princìpi del design alla progettazione della propria vita, col fine di renderla appagante e soddisfacente.

Hanno anche fondato alla Stanford University un corso dal nome “Life Design Lab” dedicato a giovani ai quali insegnano come progettare il loro futuro una volta terminati gli studi; inutile dire che il corso è sold-out dalla prima edizione!

Il design ci circonda, spiegano, tutto quello che rende la nostra quotidianità più semplice, più funzionale e piacevole allo stesso tempo è stato creato grazie all’esistenza di un problema e grazie a un designer che da qualche parte nel mondo ha lavorato per risolverlo.

I designer immaginano qualcosa che non esiste, poi lo costruiscono (più volte se necessario) ed ecco che finalmente ciò che avevano solo immaginato, prende forma nel mondo e diventa reale. Semplice no?

Ecco, noi possiamo immaginare una carriera o una vita che ancora non esistono, ” prototiparla” anche procedendo per tentativi e la nostra vita sarà cambiata.

E’ soprattutto un lavoro di progettazione, costruzione, disegno.

Se iniziamo a pensare come designer (“Design Thinking”) se iniziamo a porci le domande giuste e realizzare che la vita è sempre legata al “disegnare qualcosa che non c’era prima“, bene, allora essa potrebbe letteralmente iniziare a “scintillare”.

Attenzione, nel libro viene spiegato che non è necessario conoscere le proprie passioni per disegnare la vita che desideriamo;  l’unico modo per sapere che cosa realmente vogliamo, è fare dei prototipi delle potenziali vite che desidereremmo vivere (diciamo tre, nei prossimi cinque anni) partendo da dove siamo oggi e per poi metterle in pratica.

Per “prototipare” le nostre possibili vite, gli autori ci aiutano a riflettere su diversi livelli (Work-Play-Love-Health) al fine di definire il nostro “punto di partenza” dopodiché  attraverso una serie di esercizi guidano il lettore alla scrittura delle “possibili vite”.

Insomma, un ottimo libro, validissimo per chi sente l’esigenza di cambiare la propria realtà, ma non è iscritto alla Stanford University!

 

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