Quando si parla del lavoro dei sogni c’è sempre una gran confusione sul tema.
C’è chi ti guarda con espressione scettica non contemplando minimamente la possibilità che lavoro e sogno possano stare nella stessa frase e chi invece si immagina su una spiaggia caraibica a servire cocktails, lanciandosi in fantasie sfrenate senza tenere in considerazione la realtà del proprio punto di partenza.
Per me parlare di lavoro dei sogni è qualcosa di molto concreto e serio. E voglio spiegarti in breve cosa intendo e come fare a disegnarlo.
Mi piace pensare che i sogni esistano proprio perché realizzabili, altrimenti il rischio è che si trasformino in rumori nostalgici di fondo alla nostra quotidianità.
Bene, come fare a capire quale potrebbe essere il lavoro dei nostri sogni?
Nel suo libro Job Tips, Matteo Tutilinatis ci regala un’immagine molto eloquente. E’ composta da tre cerchi che si intersecano ed ognuno di essi rappresenta una dimensione specifica del lavoro che potremmo fare, del lavoro dei nostri sogni.
La prima dimensione, il nostro punto di partenza, rappresenta ciò che ci piace fare.
Dobbiamo dare risposta a diverse domande: Quali lavori ci piacciono? Quelli creativi, organizzativi, quelli in cui è predominante la relazione con l’altro? Cosa ci soddisfa, che cosa ci fa sentire appagati? Abbiamo delle passioni che possiamo trasformare in lavoro?
Una volta analizzata la dimensione del piacere, dobbiamo chiederci se esista un mercato di riferimento nel quale poter vendere ciò che offro. In altri termini qualcuno (aziende o privati) sarebbe disposto a pagarmi per avere un mio servizio o un prodotto?
E infine, dobbiamo chiederci se sappiamo fare il lavoro dei nostri sogni. Quali sono le competenze tecniche e soft necessarie per svolgere il lavoro dei miei sogni?
Abbiamo tutte queste competenze oppure c’è bisogno prima di formarsi su qualcuna? Attraverso un’analisi su questi temi non sarà difficile trovare le risposte a queste domande.
Ed eccolo lì, il lavoro dei nostri sogni: qualcosa che amiamo fare, per la quale qualcuno è disposto a pagarci e che sappiamo fare bene.
Ciascuno di noi vive molto spesso in due delle tre dimensioni che vi ho mostrato. Molto spesso siamo bravissimi a fare lavori ben pagati, ma che non amiamo e che quindi alla lunga ci conducono all’insoddisfazione.
Oppure facciamo lavori che amiamo e che sappiamo far bene ma per cui non siamo pagati a sufficienza.
Se vi trovate nella condizione di dover ristrutturare la vostra vita professionale, partite dal primo cerchio, partite da ciò che amate e trasformatelo in qualcosa di richiesto dal mercato.
Dovrete infine lavorare sulle competenze, ricordandovi che potete sempre crescere attraverso la formazione e l’esperienza diretta sul campo.
E non dimenticate che la bellezza di costruire e di tendere a una vita migliore è proprio il percorso! Godetevelo!